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Integratori per le vie urinarie: dai laboratori R&D un’innovativa formula con studio clinico

Data: 29_11_2021
Categoria: R&D Innovation


UTI: panorama e trend globali della malattia che un integratore per le vie urinarie può contrastare

L’infezione del tratto urinario (UTI) rappresenta oggi una delle più diffuse patologie, colpendo ogni anno 150 milioni di persone in tutto il mondo (Ozturk & Murt, 2020) e rappresentando un costo altissimo da un punto di vista economico e sociale. Si stima che il 40% delle donne adulte sviluppi almeno una UTI durante la vita e più dell’11% ne abbia almeno un episodio all’anno; questa percentuale aumenta nelle donne in menopausa (Terlizzi et at. 2017).

Le donne sono più colpite rispetto agli uomini probabilmente a causa di differenze ormonali e anatomiche. Infatti, l’uretra femminile, essendo un canale più breve, facilita il transito dei batteri dall’apertura uretrale alla vescica. Inoltre, la distanza ridotta tra ano e vagina può facilitare la colonizzazione dell’introito vaginale da parte di patogeni gastrointestinali. Oltre a fattori di genere, i principali elementi di rischio per l’insorgenza di UTI sono rappresentati da età, stato di gravidanza, utilizzo di cateteri, incontinenza e immunosoppressione (Guglietta 2017).

Nello specifico, il termine UTI indica un’infiltrazione microbiotica del tratto urinario sterile e si riferisce alla presenza di specifici microorganismi nelle urine (in genere >105 CFU/ml) (Terlizzi et al. 2017). Clinicamente, cistiti acute o UTI senza complicazioni sono definite come infezione del tratto urinario sintomatiche e isolate, mentre UTI ricorrenti (rUTI) indicano 2 infezioni senza complicazioni in un lasso di tempo di sei mesi o 3 infezioni nell’arco di un anno. Sebbene le UTI ricorrenti non siano in genere letali, gli effetti negativi o comunque spiacevoli sono diversi, tra cui l’aumento significativo delle spese mediche e in generale una peggiore qualità della vita.

L’uropatogeno Escherichia coli (UPEC) è il batterio più comune e causa l’80-90% dei casi di UTI, seguito da Klebsiella pneumoniae, Entorococcus faecalis e Staphylococcus saprophyticus (Bedenic & Mestrovic 2021).

I batteri uropatogeni utilizzano le fimbrie (strutture presenti sulla superficie batterica ed utilizzate dai microorganismi per aderite ai siti bersaglio) per aderire e colonizzare l’epitelio dell’uretra e della vescica, con una conseguente penetrazione nel tessuto. Oltre all’infezione, il batterio può innescare una risposta infiammatoria e un’infiltrazione di neutrofili, che possono proliferare, formare biofilm, produrre batterio-tossine e proteasi con conseguente danneggiamento dell’epitelio (Flores-Mireles et al. 2015). Se tale condizione non viene trattata in tempo, a seguito delle iniziali fasi tali batteri possono migrare nel rene e causare una grave patologia conosciuta come pielonefrite (Bedenic & Mestrovic 2021).

Integratori per le vie urinarie e farmaci: trend generali nel trattamento delle UTI

La terapia principale prevede l’utilizzo di tre antibiotici come, ad esempio, il trimetoprim – sulfametossazolo, Nitrofurantoina e fosfomicina (American Urological Association, AUA, guidelines – 2019). D’altro canto, però, un uso ripetitivo di antibiotici è associato all’insorgere di patogeni multi-farmaco resistenti e alla disbiosi del microbiota (intestino e vagina) (Jones-Freeman et al. 2021).

Quando è possibile, i medici prediligono quindi approcci alternativi, che possono essere valide opzioni per ridurre il crescente rischio di effetti collaterali. Le più comuni misure non antibiotiche includono mirtilli rossi, D-mannosio, probiotici, immunostimolanti ed estrogeni (Shira et al. 2018).

La prevenzione proattiva e la cura della propria igiene intima, che stanno aumentando tra la popolazione, rimangono in ogni caso i migliori alleati per evitare l’insorgere di queste patologie.

Prevenzione e trattamento delle UTI: l’integratore per le vie urinarie proposto dai laboratori R&D di IHS

In questo contesto, l’IHS (International Health Science) ha sviluppato un nuovo integratore per le vie urinarie non farmaceutico – denominato DAPAD – con lo scopo di aggirare il problema della resistenza agli antibiotici, ottenere un’azione multi-target sia sull’UPEC che su altri batteri, valorizzare il sistema immunitario innato, rispettare il microbioma e prevenire la formazione di biofilm da parte di batteri patogeni.

L’efficacia di DAPAD è stata validata attraverso 2 studi preclinici (De Seta et al. 2020; De Seta et al. 2022) e un trial clinico randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo.

Il primo studio in vitro (De Seta et al. 2020) è consistito in un’osservazione dell’attività antimicrobica di un gruppo di possibili componenti dell’integratore per le vie urinarie – analizzate da sole o in combinazione – contro agenti patogeni urinari e organismi probiotici. Il fine era quello di selezionare il mix di ingredienti ottimale e più efficace. Un ulteriore obiettivo dello studio era quello di osservare la formazione di biofilm e l’attività immunitaria di questi nelle cellule epiteliali della vescica infetta. I risultati hanno mostrato che molte delle sostanze testate svolgevano un’attività antimicrobica contro gli uropatogeni e altri supportavano i microrganismi probiotici, causando anche una moderata modulazione dell’attività infiammatoria. Sulla base di questi risultati, è stata selezionata una formulazione formata dalle proprietà più benefiche di tutti i composti, poi valutata attraverso un secondo pre-test in vitro. Quest’ultimo aveva lo scopo di dimostrare i meccanismi d’azione di DAPAD, sottolineando l’attività di ogni componente come, ad esempio, prevenire la colonizzazione da parte dei batteri, modulare la risposta infiammatoria, esercitare una funzione antimicrobica e favorire la proliferazione di probiotici e microbiota sani.

 

L’indagine clinica è stata svolta su 70 donne a cui era stata diagnosticata una UTI senza complicazioni in base alla coltura delle urine (E. coli > 105 CFU/ml). Ognuna di esse ha assunto due bustine al giorno (mattina e sera) di DAPAD o placebo, sciolte in un bicchiere di acqua (150 ml), per 5 giorni consecutivi. Le donne sono state visitate prima dell’inizio del trial (giorno 0), alla fine del trattamento (giorno 5) e un mese dopo il trattamento (giorno 35). I sintomi sono stati valutati durante ogni visita e sono stati raccolti campioni di urina per la coltura al giorno zero e alla fine del trattamento. Il risultato prevalente è stata la risoluzione clinica alla fine del trattamento e al follow up. I principali risultati secondari sono stati invece il sollievo e la risoluzione batteriologica alla fine della terapia, definite come eliminazione dell’infezione E. coli ceppo senza recidiva di batteriuria (<105 CFU/mL).

Le risultanze dello studio hanno mostrato che, dopo 5 giorni di trattamento con DAPAD, il 34% delle donne non presentava i sintomi a differenza del gruppo placebo, dove nessuno degli individui osservati ha manifestato benefici apprezzabili.

Figura 1. Studio per sviluppo di un integratore per le vie urinarie: gravità dei sintomi di UTI nei soggetti trattati con DAPAD o placebo in condizione basale e alla fine del periodo di follow up (giorno 35). p<0.0001 DAPAD vs Placebo al giorno 35.

Le risultanze dello studio hanno mostrato che, dopo 5 giorni di trattamento con DAPAD, il 34% delle donne non presentava i sintomi a differenza del gruppo placebo, dove nessuno degli individui osservati ha manifestato benefici apprezzabili.

Figura 1. Studio per sviluppo di un integratore per le vie urinarie: gravità dei sintomi di UTI nei soggetti trattati con DAPAD o placebo in condizione basale e alla fine del periodo di follow up (giorno 35). p<0.0001 DAPAD vs Placebo al giorno 35.

Bibliografia:

  1. Bedenić, B., Meštrović, T. Mechanisms of resistance in Gram-negative urinary pathogens: from country-specific molecular insights to global clinical relevance. Diagnostics (Basel). 2021;11(5):800.

  2. De Seta, F. et al. Preclinical evaluation of pharmaceutical compositions and their components for urinary health. Open J Obstet Gynecol. 2020; 10:151-165.

  3. De Seta, F. et al. Rational development and evaluation of novel formulations for urinary health. Eur J Obstet Gynecol Reprod Biol. 2022; 269:90-97.

  4. Flores-Mireles, A.L. et al. Urinary tract infections: epidemiology, mechanisms of infection and treatment options. Nat Rev Microbiol. 2015;13(5):269-84.

  5. Guglietta, A. Recurrent urinary tract infections in women: risk factors, etiology, pathogenesis and prophylaxis. Future Microbiol. 2017; 12:239-246.

  6. Jones-Freeman, B. et al. The microbiome and host mucosal interactions in urinary tract diseases. Mucosal Immunol. 2021; 14:779–792.

  7. Öztürk, R. & Murt, A. Epidemiology of urological infections: a global burden. World J Urol. 2020; 38(11):2669-2679.

  8. Shira, N. et al. Nonantibiotic prevention and management of recurrent urinary tract infection. Nat Rev Urol. 2018;15(12):750-776.

  9. Terlizzi, M.E. UroPathogenic Escherichia Coli (UPEC) infections: virulence factors, bladder responses, antibiotic, and bon-antibiotic antimicrobial strategies. Frontiers in Microbiol. 2017; 8:1566.

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